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  • Immagine del redattoreDr. Giuseppe Iannone

Viaggio nella rabbia: origine, percezione, controllo (parte 1)

Abbiamo un terribile ritardo e non troviamo le chiavi

dell´automobile, veniamo ingiustamente superati in fila in

un negozio, la nostra squadra del cuore perde per un rigore

inesistente e così…battiti del cuore che aumentano, tono

della voce che sale, chi perde le staffe, chi impreca e urla il

proprio “nervoso”, chi batte i pugni. A chi ci osserva da fuori

sembra una manifestazione di pazzia. Una volta esaurita

la rabbia, probabilmente ci scuseremmo e spiegheremmo

che eravamo fuori di noi, preda di un impulso

incontrollabile, più forte della nostra ragione e che non era

nostra intenzione offendere nessuno. Meno rabbia vuol

dire sicuramente più benessere. Vediamo allora di

conoscerla, la rabbia, per evitarla.



Andiamo con ordine: perché ci si arrabbia?

Esistono diverse teorie alla base della genesi della rabbia. La

rabbia può generarsi a partire dalla percezione di aver subito un torto

ingiustamente e il responsabile abbia agito intenzionalmente

per arrecarci un danno. Secondo Seneca la rabbia è il risultato

di un errore di ragionamento e cambiando l´idea o il ragionamento

che sta dietro alla rabbia dovremmo essere in grado di intervenire

per prevenirla (personalmente non sono totalmente d´accordo con questa visione

delle emozioni).

Ciò che ci spinge alla rabbia è una visione troppo

ottimistica della realtà, del mondo, delle altre persone. Mi

spiego meglio: la frustrazione che proviamo è proporzionale a

quanto ci aspettiamo che le cose vadano così come ce le siamo

prefigurate, dalle nostre aspettative e dalla nostra percezione

di cosa sia normale e ammissibile e cosa non lo sia. Per

esempio, a nessuno verrebbe in mente di arrabbiarsi perché

piove. Ciò non succede perché la pioggia è un evento a noi

familiare e siamo ben consapevoli che possa piovere. Se per

quel giorno avevamo programmato una gita fuori porta

saremo sicuramente delusi, forse stizziti, dalla pioggia che ha

rovinato la nostra giornata all´aperto ma non credo

cominceremmo a distruggere casa perché piove.

La rabbia? Eccesso di ottimismo

Non siamo quindi sopraffatti dalla rabbia quando ci viene

negato un desiderio ma solo quando noi crediamo quella cosa ci

sia dovuta. Similmente, imprechiamo quando non riusciamo a

trovare le chiavi dell´automobile perché crediamo in un mondo

in cui le chiavi dell´auto non possono essere perse. La rabbia

sarebbe quindi causata dall´illusione che nella nostra vita non

dovremmo fare esperienza di frustrazione. Sarebbe invece

meglio riconciliarsi con l´imperfettibilità dell´esistenza per

smettere di arrabbiarci o almeno smettere di essere così

ottimisti che tutto procederà sempre secondo i nostri piani.

Siamo infatti shockati dagli imprevisti ma faremmo meglio ad

attenderci il peggio: “Non c´è nulla che Fortuna non osi” e

dovremmo essere sempre pronti alla possibilità che le cose

possano andare per il peggio. Badate bene, non si tratta certo di

un esercizio di pessimismo. Tutt`altro: come detto sopra è un

eccesso di ottimismo che spesso fa sì che reagiamo con rabbia

alla minima frustrazione. Se ci pensate bene è un concetto dal

sapore buddista.

Rabbia e ingiustizia

La rabbia può scaturire anche da un senso di ingiustizia,

quando ci aspettiamo che le nostre regole siano state in

qualche modo violate o se ci aspettiamo di essere ricompensati

per qualcosa e ciò non accade. È questa una visione cristiana

(anticotestamentaria) dell´esistenza, in cui il futuro debba

coincidere con la redenzione o almeno con una condizione

migliore rispetto alla presente. Nella visione cristiana l’idea di

“buono” corrisponde ad una ricompensa certa, mentre i

“cattivi” non possono che aspettarsi una punizione. E così ci

ritroviamo ad oscillare tra due poli: a tratti, crediamo di essere

stati buoni e allora sentiamo rabbia e indignazione per non aver

ricevuto la giusta ricompensa; a tratti però ci assale il dubbio

che, se la ricompensa non è arrivata forse non siamo stati così

buoni (in genere alla rabbia qui si sostituiscono tristezza e

senso di colpa).

[Continua]



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