Abbiamo un terribile ritardo e non troviamo le chiavi
dell´automobile, veniamo ingiustamente superati in fila in
un negozio, la nostra squadra del cuore perde per un rigore
inesistente e così…battiti del cuore che aumentano, tono
della voce che sale, chi perde le staffe, chi impreca e urla il
proprio “nervoso”, chi batte i pugni. A chi ci osserva da fuori
sembra una manifestazione di pazzia. Una volta esaurita
la rabbia, probabilmente ci scuseremmo e spiegheremmo
che eravamo fuori di noi, preda di un impulso
incontrollabile, più forte della nostra ragione e che non era
nostra intenzione offendere nessuno. Meno rabbia vuol
dire sicuramente più benessere. Vediamo allora di
conoscerla, la rabbia, per evitarla.
Andiamo con ordine: perché ci si arrabbia?
Esistono diverse teorie alla base della genesi della rabbia. La
rabbia può generarsi a partire dalla percezione di aver subito un torto
ingiustamente e il responsabile abbia agito intenzionalmente
per arrecarci un danno. Secondo Seneca la rabbia è il risultato
di un errore di ragionamento e cambiando l´idea o il ragionamento
che sta dietro alla rabbia dovremmo essere in grado di intervenire
per prevenirla (personalmente non sono totalmente d´accordo con questa visione
delle emozioni).
Ciò che ci spinge alla rabbia è una visione troppo
ottimistica della realtà, del mondo, delle altre persone. Mi
spiego meglio: la frustrazione che proviamo è proporzionale a
quanto ci aspettiamo che le cose vadano così come ce le siamo
prefigurate, dalle nostre aspettative e dalla nostra percezione
di cosa sia normale e ammissibile e cosa non lo sia. Per
esempio, a nessuno verrebbe in mente di arrabbiarsi perché
piove. Ciò non succede perché la pioggia è un evento a noi
familiare e siamo ben consapevoli che possa piovere. Se per
quel giorno avevamo programmato una gita fuori porta
saremo sicuramente delusi, forse stizziti, dalla pioggia che ha
rovinato la nostra giornata all´aperto ma non credo
cominceremmo a distruggere casa perché piove.
La rabbia? Eccesso di ottimismo
Non siamo quindi sopraffatti dalla rabbia quando ci viene
negato un desiderio ma solo quando noi crediamo quella cosa ci
sia dovuta. Similmente, imprechiamo quando non riusciamo a
trovare le chiavi dell´automobile perché crediamo in un mondo
in cui le chiavi dell´auto non possono essere perse. La rabbia
sarebbe quindi causata dall´illusione che nella nostra vita non
dovremmo fare esperienza di frustrazione. Sarebbe invece
meglio riconciliarsi con l´imperfettibilità dell´esistenza per
smettere di arrabbiarci o almeno smettere di essere così
ottimisti che tutto procederà sempre secondo i nostri piani.
Siamo infatti shockati dagli imprevisti ma faremmo meglio ad
attenderci il peggio: “Non c´è nulla che Fortuna non osi” e
dovremmo essere sempre pronti alla possibilità che le cose
possano andare per il peggio. Badate bene, non si tratta certo di
un esercizio di pessimismo. Tutt`altro: come detto sopra è un
eccesso di ottimismo che spesso fa sì che reagiamo con rabbia
alla minima frustrazione. Se ci pensate bene è un concetto dal
sapore buddista.
Rabbia e ingiustizia
La rabbia può scaturire anche da un senso di ingiustizia,
quando ci aspettiamo che le nostre regole siano state in
qualche modo violate o se ci aspettiamo di essere ricompensati
per qualcosa e ciò non accade. È questa una visione cristiana
(anticotestamentaria) dell´esistenza, in cui il futuro debba
coincidere con la redenzione o almeno con una condizione
migliore rispetto alla presente. Nella visione cristiana l’idea di
“buono” corrisponde ad una ricompensa certa, mentre i
“cattivi” non possono che aspettarsi una punizione. E così ci
ritroviamo ad oscillare tra due poli: a tratti, crediamo di essere
stati buoni e allora sentiamo rabbia e indignazione per non aver
ricevuto la giusta ricompensa; a tratti però ci assale il dubbio
che, se la ricompensa non è arrivata forse non siamo stati così
buoni (in genere alla rabbia qui si sostituiscono tristezza e
senso di colpa).
[Continua]