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Il demone del gioco (parte 1)

Aggiornamento: 29 nov 2018


Il Disturbo da Gioco d´Azzardo (DGA) è un disturbo compulsivo del controllo degli impulsi.

Può comportare gravi disagi per la persona, derivanti dall’incontrollabilità del proprio comportamento di gioco, e contemporaneamente la possibilità di generare gravi problemi sociali e finanziari. Oltre che entrare in contatto con organizzazioni criminali del gioco illegale, anche e soprattutto con quelle dell´usura. Nel DSM-5, il DGA è stato incluso nella sezione dei disturbi da uso di sostanze. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che il quadro sindromico, i correlati cerebrali, la comorbilità, la fisiologia e il trattamento del DGA sono molto simili a quelli dei comportamenti di abuso e dipendenze, sebbene nel DGA non vi sia assunzione di sostanze psicoattive.

Il Disturbo da Gioco d´Azzardo non è un semplice vizio ma una malattia neuropsicobiologica, spesso cronica e recidivante, che si manifesta con comportamenti volontari di gioco d’azzardo persistente in individui vulnerabili alla dipendenza, che presentano cioè alterazioni preesistenti di tipo neurofunzionale dei normali sistemi neurobiologici della gratificazione del controllo degli impulsi e delle funzioni cognitive correlate. Il DGA è un disturbo progressivo, caratterizzato dalla continua periodica perdita di controllo in situazioni di gioco, dal pensiero fisso di giocare e di reperire il denaro per continuare a farlo, da pensieri irrazionali e dalla reiterazione del comportamento, a dispetto delle conseguenze negative che questo produce.


I giocatori patologici descrivono la dipendenza da gioco come un´esperienza “stimolante/attivante”.

E in effetti diverse evidenze empiriche suggeriscono una correlazione tra gioco d’azzardo e attivazione del sistema simpatico (che ha, appunto, una funzione stimolante ed eccitante).

Quando comparati con i non giocatori, i ludopatici esperiscono un aumento della frequenza cardiaca, che si mantiene più elevata per tutta la durata dell’attività, specialmente se il gioco coinvolge la scommessa di denaro. Sembrerebbe quindi che una porzione di giocatori patologici giocherebbe per “attivarsi”. Esiste poi un secondo gruppo di giocatori patologici che giocano, invece, per “deattivarsi”. Per questi soggetti il gioco rappresenterebbe una sorta di “spegnimento di sé”, di sedazione, di evasione dai problemi della quotidianità. Sono state riscontrate differenze significative di genere tra questi due gruppi, con gli uomini più tendenti a giocare per “attivarsi” e le donne per “spegnersi”. Per entrambi i gruppi l´esperienza del gioco è sentita come “totalizzante”, una sorta di immersione in un flusso continuo in cui si perde coscienza del tempo e dello spazio e capacità di prendere decisioni. È questa l´esperienza che ipnotizza i giocatori, e non tanto la vincita. Non giocare per vincere, dunque, ma per continuare a giocare: è questa la vera ebbrezza, rimanere in una sorta di paradiso artificiale in cui il flusso della coscienza si altera.


Quali sono le caratteristiche personologiche del giocatore d´azzardo? E quali sono i principali fattori di rischio e di protezione che caratterizzano il Gioco d´Azzardo Patologico? Ne parleremo nel prossimo articolo.


Autore: Dr. Giuseppe Iannone

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